Ramses II
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Storia: Con Ramses II salì al trono d'Egitto uno
degli uomini che si è soliti definire tra i 'Grandi della storia'. Grande e durevole fu
il suo regno, che si protrasse dal 1279 al 1212 a.C.; grande fu la sua fama di sovrano
guerriero; grandi furono, infine, le sue realizzazioni di opere di pace. Visse fino a
novantasette anni e godette di ottima salute, consorte di cinque o sei spose reali che
assieme alle mogli secondarie gli diedero un centinaio di figli. Seppe organizzare ad arte
la propaganda volta ad accreditargli l'origine divina che nei fatti non poteva vantare e
abilmente manovrò i suoi parziali successi al fine di mostrarli al mondo come la piena e
completa realizzazione dei suoi progetti. Desideroso di eternare la memoria del padre che
fin da bambino l'aveva assunto a proprio coreggente e l'aveva iniziato alla difficile
esperienza della vita militare, alla sua morte Ramses II ordinò la ripresa dei lavori per
il completamento del tempio di Abido che il genitore aveva
iniziato. Quindi, accogliendo una propensione che già all'epoca del regno di
Ramses I
si era manifestata, trasferì da Tebe
alla zona del Delta la nuova capitale del Paese. La località prescelta fu Avaris, già
centro politico nel Secondo Periodo Intermedio, ribattezzata ora Pi-Ramses
e destinata ad accogliere oltre al re il numeroso seguito dei suoi funzionari. Se le
costruzioni civili eternarono la figura del faraone, altrettanto può dirsi per le imprese
militari che, seguendo una vocazione familiare, lo videro protagonista vincitore. Il primo
scontro fu con i non meglio definiti 'Popoli del mare', autori di attacchi pirateschi alle
coste egizie e di tentativi di invasione della zona del Delta. Ramses II ne bloccò il
progetto di incursione, li sconfisse e integrò i prigionieri nel corpo delle Guardie
Reali. Fu poi la volta di Byblos, in Asia Minore, e quindi di Amurru, ma rimaneva il
nemico numero uno, il re ittita Muwattallis che nella Siria del nord aveva in Qadesh la
sua roccaforte. Nell'anno quinto del regno Ramses II decise di sferrare un attacco in
grande stile contro gli Ittiti. Poteva disporre di forze imponenti, circa 200000 fanti e
400 guerrieri, per cui furono messi a disposizione 200 carri. Tuttavia gli avversari
schierarono forze ancora più ingenti, arrivando a contare fino a più di 3000 carri da
guerra. Peraltro, erroneamente informato da alcuni disertori dell'esercito nemico della
cui credibilità non dubitò, il sovrano egizio si lasciò convincere a sferrare un
attacco anticipato sui tempi previsti contro Qadesh, che credeva sguarnita. La
controffensiva avversaria, invece, scattò secondo le previsioni ed ebbe inizialmente buon
gioco contro le poche divisioni di Ramses che il re aveva deciso di lasciare su posizioni
arretrate. Gli arcieri egizi poco poterono contro la forza di sfondamento nemico, tuttavia
l'invocazione del faraone al padre Amon produsse effetti inattesi. Assistito dal valoroso
auriga e da due cavalli, Ramses riuscì a resistere all'attacco fino a quando fu raggiunto
dal resto delle sue milizie, che nel frattempo avevano superato il corso del fiume Oronte.
Le parti si invertirono e, dopo aver temuto il peggio, gli Egizi si trovarono nella
condizione di poter sferrare alla roccaforte ittita un attacco decisivo. Ma la resistenza
fu accanita e quella che è passata alla storia come una delle battaglie più importanti
dell'antichità si concluse con una situazione di parità. Non così fu per i due
protagonisti dell'impresa, che la propagandarono ciascuno come una propria vittoria
sull'opposto schieramento. A questo punto la situazione esterna subì un brusco
cambiamento. Approfittando della lotta tra egiziani e ittiti, un terzo soggetto si fece
strada sul palcoscenico asiatico: l'Assiria. Il re assiro si era ormai impadronito della
maggior parte dei possedimenti del regno di Mitanni, poi si era stabilito sulle rive
dell'Eufrate da dove minacciava a turno i possedimenti egiziani e ittiti. Per questo
motivo sedici anni dopo gli eventi descritti Ramses II e il fratello di Muwattallis, il
nuovo re ittita Hattusil, firmarono un trattato di pace. Di fatto gli Egizi conservavano
il controllo delle regioni dell'Asia Minore che già governavano, mentre la potenza ittita
sulla Siria del Nord era riconosciuta. Si trattava inoltre di un vero e proprio patto di
mutuo soccorso in cui i due contraenti si impegnavano a non combattersi più e ad aiutarsi
se attaccati da terzi. Si accordavano anche sull'estradizione dei reciproci rifugiati
politici e, per suggellare questo accordo, Ramses II sposò una principessa ittita. Il
trattato, comunque, perse ben presto di importanza per l'Egitto, poiché arrivò una
seconda ondata di popolazioni indoeuropee che travolse gli ittiti. E' vero comunque che la
battaglia di Qadesh rappresentò per il mondo antico uno spartiacque: lo scontro tra una
civiltà nomade e una civiltà sedentaria si concludeva nei fatti a vantaggio della
seconda contro cui la forza d'urto della prima non era riuscita a sfondare. Si era
compiuto un evento epocale che aprirà la strada alla piena integrazione tra i popoli
della mezzaluna fertile; l'Età del bronzo, epoca di grandi migrazioni, era finita.
Dopo Qadesh il processo di divinizzazione di Ramses non incontrò altri ostacoli.
L'identificazione con il padre Amon fu completa e, soprattutto nella regione della Nubia,
osannata. Abu Simbel fu la località prescelta allora per la
costruzione di un ambizioso edificio sepolcrale che, classico nella struttura interna,
all'esterno è annunciato da quattro colossali statue del faraone.
Oltre ad Abu Simbel, praticamente in tutto l'Egitto esistono testimonianze dell'incessante
attività di costruttore di Ramses II; in ogni località esiste almeno un tempio o parte
di esso fatta edificare dal faraone (o usurpata a faraoni precedenti). Basti citare il
monumentale Ramesseum, o Tempio del milione di anni, sulla
piana di Tebe, la grande sala ipostila del tempio di Amon a Karnak
da Ramses completata, la propria grandiosa tomba nella Valle dei Re,
oltre alla recentemente famosa ed ancora in fase di scavo, tomba KV5, sempre a Biban el-Muluk,
da lui voluta per i suoi numerosissimi figli.
Il 'faraone trionfante' si spense a novantasette anni lasciando il regno al figlio
Merenptah
che, continuando sulle orme tracciate dal
padre, non sfigurò al difficile confronto.
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